Il golfo di Napoli, da Nisida a Sorrento, e poi
da Punta Campanella fino ad Amalfi e Positano, con le isole, Capri, Ischia,
Procida, è una tale esaltazione di bellezza da rimanere stralunati. Le
seduzioni incalzano e si concentrano, in un gaudio di meraviglia e di stupore,
senza interruzione.
La terra, fertile e degradante, a giardini
d’agrumi, a orti, a vigne, terrazzata, a conche, a macchia mediterranea, un
gaudio di verdi e di rossi d’arancioni di gialli di pervinca di viola, un verde
vivo radioso iridescente argentato abbagliante, questa terra, attaccata a un
mare diafano cobalto turchese celeste acquamarina, incuneato nella costa frastagliata
a faraglioni a rocce nere vulcaniche prominenti, a strapiombo su uno specchio
variegato, questo mare arenato in spiaggette levigate, come all’interno di
conchiglie perlacee.
Questo cielo, azzurro cangiante setoso
trasparente a filamenti di nuvole fulgido di luce, a racchiudere un profluvio
d’essenze, di fragranze di mare di sole, d'aromi di fiori di frutti.
Un’appassionante esaltazione dei sensi, un’espansione ammirata della coscienza,
una seduzione di spirito, una nitidezza dell’immaginazione.
“Lasciatemi vagare, blandito da quel che m’è
dato senza nulla più chiedere, su quel golfo delizioso, dominio di Partenope…”, canta Wordsworth.
Attraversando con il treno l’intero golfo,
scivolando tra i valloni a precipizio sul mare, oltrepassando i piloni
altissimi dei ponti, internandosi nelle gallerie che perforano i monti Lattari,
si fiancheggia un panorama d’attrattiva maestosa e spettacolare, dove aleggia
il soffio della poesia.
E’ il treno della costiera, non già quello
inaugurato dai Borbone, primo in Italia nel 1839, quando Napoli capitale era
collegata all’intera Europa. No, questo é il treno dei napoletani, la
Vesuviana, che sventrando le città percorre l’arco del golfo partenopeo e
circumnaviga il Vesuvio.
Dai finestrini si gusta la Montagna, con il
suo colore indefinito, sospeso tra il grigio ferroso della lava rappresa e il
marrone vivo della terra brulla. La sommità si va intricando, partendo dalle
sue falde, di orchidee e di ginestre, di maggiorana e di artemisia, di aceri e
di lecci, di querce e di betulle, e di una fitta corolla di pini affusolati,
protesi al cielo con verdi chiome.
Ogni giorno il trenino, leggero e colorato,
poco più di una funicolare, nell’arco di una giornata, propaga il suo richiamo
squillante e intenso o stridulo e breve, secondo il vento e la direzione in cui
spira, superando innumerevoli incroci, passaggi a livello, strade e rioni
indaffarati e convulsi.
Il passaggio del treno scandisce il ritmo
delle ore, ancorandole a cadenze dal significato peculiare. C’è il treno del
mattino che trasporta lavoratori e studenti, ammassato di corpi e d’odori e che
occhieggia alle donne rimaste a casa a rassettare le stanze. Da Napoli parte
con i turisti da riversare negli Scavi di Ercolano o di Pompei, o sparpagliare
tra Sorrento e la costiera amalfitana, la divina costiera come la chiamano i
nativi, dove gli stranieri saranno sopraffatti dall’incanto.
Il pomeriggio, più silente e discreto è il
treno della controra, quando l’aria si sfilaccia in una densa sonnolenza e
anche l’anima si dissolve in un magico torpore. E’ il tempo di chetare i
rumori, parlare bisbigliando, ritrarsi nei pensieri o fuggire in mille sogni.
Da lì una lunga pausa fino a sera, dopo che
il pomeriggio s’inoltra frettoloso verso un buio molle di sapori domestici,
quando il treno ritorna a Sorrento, per restituire i viaggiatori alle loro
destinazioni e raccogliere i turisti per riportarli negli alberghi o al Molo
Beverello per l’imbarco verso le isole.
Nella sera imminente, quando il trapasso
dell’ora attenua nell’animo i segni del giorno, ecco far capolino e diffondersi
un sentimento di benessere fisico e mentale, di calma rappacificata del cuore
lieto e appagato. E’ l’ultimo treno, che scorta al letto i bambini e col
fischio prolungato e sonoro, serra nel silenzio la notte.
Meravigliosa "poesia".
RispondiEliminaChe bellezza! Le parole e le immagini si susseguono rapidamente come se veramente si facesse un viaggio in metropolitana! Il lessico é curato e ha gradevolissime sfumature di poesia! Grazie Tina
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